lunedì 30 dicembre 2013

"Letture Precarie" Awards 2013

Il 2013 sta finendo ed è tempo di bilanci e di auguri. Quest'anno ho deciso di tirare le somme e riassumere un po' i 365 giorni di lettura che ho trascorso in vostra compagnia. Ecco qui i "Letture Precarie" Awards 2013.

Migliori Letture Precarie

Quest'anno ho letto molto e bene. Cerco sempre di scegliere con cura un romanzo prima di cominciarlo e per questo motivo spesso i miei post sono parecchio positivi. Ho letto davvero degli splendidi libri ed è difficile dire quale sia la miglior lettura. Ne ho scelte 5 (in ordine casuale):


Le vostre Letture Precarie preferite del 2013


Best Italian Act


Miglior novità


Miglior "mattone"


Migliore raccolta di racconti


Migliori citazioni

Un giorno questo dolore ti sarà utile ("A volte le brutte esperienze aiutano, servono a chiarire che cosa dobbiamo fare davvero. Forse ti sembro troppo ottimista, ma io penso che le persone che fanno solo belle esperienze non sono molto interessanti. Possono essere appagate, e magari a modo loro anche felici, ma non sono molto profonde. Il difficile è non lasciarsi abbattere dai momenti brutti. Devi considerarli un dono, un dono crudele, ma pur sempre un dono.")

La pioggia prima che cada ("“A me piace la pioggia prima che cada”. [...] “Sai, Thea, non esiste una cosa come la pioggia prima che cada. Deve cadere, altrimenti non è pioggia”. [...] “Certo che non esiste una cosa così,” disse. “É proprio per questo che è la mia preferita. Qualcosa può ben farti felice, no? Anche se non è reale.”")

Pastorale Americana ("...Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di avere ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite... Beh, siete fortunati.")

Premio speciale "Piangere come una fontana"


Vi auguro buon anno, sperando che questo piccolo blog possa continuare a tenervi compagnia e a darvi qualche buon consiglio di lettura nel 2014.

sabato 14 dicembre 2013

"Tre volte all'alba", Alessandro Baricco

"Tre volte all'alba" è un piccolo romanzo composto da tre racconti che hanno per protagonisti un uomo, una donna e un albergo. Sono racconti che sfidano le leggi spazio temporali: l'uomo e la donna potrebbero essere le stesse persone in tutti e tre i racconti, ma hanno età e passati differenti. Il filo conduttore della storia è l'incontro di due persone diverse e sole, che si aprono l'un l'altra spinte da un inesplicabile fiducia. Gli incontri-scontri avvengono sempre in un albergo (che potrebbe essere lo stesso, oppure no) e sempre all'alba. Il sole che sorge coglie questi incontri e in parte distrugge l'aura di sogno che li circonda, riportando alla realtà i protagonisti. 
"Tre volte all'alba" è un romanzo breve e che si legge d'un fiato. La curiosità è che si tratta di una sorta di spin off di "Mr Gwin" (qui la recensione di "Letture Precarie"). Alla fine del romanzo infatti Mr Gwin pubblicava, con lo pseudonimo di Akash Narayan, un romanzo, appunto intitolato "Tre volte all'alba", in cui compariva il ritratto della sua assistente Rebecca. Baricco dopo la stesura della storia di Jasper Gwin si è dilettato nello scrivere anche il libro di fantasia menzionato. Se non avete mai letto "Mr Gwin" non preoccupatevi, è una storia del tutto indipendente. Ma potete anche fare le cose come si deve, visto che col Natale alle porte avrete più tempo per leggere, e comprarli entrambi

venerdì 6 dicembre 2013

"L'amica geniale", Elena Ferrante

In un rione povero alla periferia della Napoli anni Cinquanta, nasce l’amicizia tra due bambine, Elena Greco, detta Lenù, e Raffaella Cerrullo, detta Lila. Le due vivono nello stesso cortile e frequentano la stessa classe delle scuole elementari, ma a causa del carattere scorbutico di Lila e dei suoi atteggiamenti violenti, Elena, seppur affascinata, la teme e le sta a distanza. Le due cominciano a sfidarsi silenziosamente con una serie di prove di coraggio. Prima Lila, spavalda, entra in uno scantinato buio, si punge con una spilla arrugginita, si aggrappa e poi si lancia dalle inferriate del palazzo, e subito dietro Elena, per dimostrare lo stesso coraggio e determinazione della sua coetanea. Un giorno Lila comincia a salire le scale dell’appartamento di Don Achille, ricco salumiere che tutti nel rione temono ed evitano. Per le scale per la prima volta Lila sembra perdere coraggio e prende per mano Elena. Da allora le due diventano inseparabili. Il loro controverso rapporto (fatto di amore incondizionato ma anche di tanta gelosia e competitività) le accompagna dall’infanzia all’adolescenza, proteggendole dalla violenza e dal degrado del rione. Ciò che unisce le due, oltre all’amore per i libri, è la volontà di emanciparsi dal quartiere dove sono nate. Elena persegue questo proposito attraverso lo studio, frequentando con grande successo il liceo classico, Lila invece, che ha smesso di studiare dopo la licenza elementare per via del rifiuto dei suoi genitori, continua a lottare per “uscire” dal rione prima attraverso i libri della biblioteca, poi focalizzando i propri obiettivi sulla ricchezza. Le persone ricche, infatti, possono governare l’intero quartiere, possono dettare legge, spesso con violenza e brutalità. Lila ed Elena sembrano aver imboccato strade del tutto diverse e inconciliabili, eppure la loro amicizia ritorna, nei momenti di maggior bisogno, per diventare sostegno e ragion d’essere.
Non ho una grande passione per la letteratura italiana contemporanea, specialmente i romanzi scritti da donne mi lasciano sempre un po’ interdetta. La sensazione che mi rimane addosso è quella di leggere la versione cartacea di un film di Gabriele Muccino: un’accozzaglia di gente disperata e isterica, che urla e strilla senza apparente motivo e che non riesce ad avere un rapporto sano con nessun altro essere umano. Mi danno l’impressione di essere drammoni tragici per puro amore della tragedia, pesanti fino a sembrare a volte poco verosimili. Ho letto su un sito di cui mi fido parecchio (Finzioni, per chi non lo conoscesse), che l’ultimo libro di Elena Ferrante “Storia di chi fugge e di chi resta” era caldamente consigliato e, seppur sia parte della trilogia de “L’amica geniale”, lo si poteva leggere tranquillamente a parte, come romanzo a sé. Sapere di un libro che conclude una trilogia e non partire dal primo volume mi sembrava un assurdo, e così mi sono decisa ad acquistare, con curiosità, “L’amica geniale”. Innanzitutto, e questo mi ha incuriosita ulteriormente, ho scoperto che si tratta di una scrittrice piuttosto misteriosa: nessuno conosce nulla di lei, potrebbe essere lo pseudonimo addirittura di uno scrittore uomo, e le poche congetture che si sono fatte sulla sua vita, sono ispirate dai suoi romanzi, supponendo che partano da una ispirazione autobiografica.
Partiamo subito col dire che sono rimasta piacevolmente colpita perché di “mucciniano” c’è ben poco. Il suo stile semplice e scarno, la storia che trasuda verità, l’attenzione per i poveri e i disadattati, la descrizione della vita di quartieri che diventano piccole comunità autonome e tristemente isolate, mi hanno ricordato (forse anche per l’ambientazione post-bellica) in qualche modo Vasco Pratolini (opinione personale del tutto contestabile, ma tant’è). Si tratta di un romanzo ben architettato e ben scritto che racchiude una complessità di personaggi (Lila in particolare è una ragazza assolutamente unica e a tratti inquietante a causa della sua intelligenza straordinaria e della sua mancanza di scrupoli) ben mescolata con la generale semplicità dello stile e dell’ambiente in cui la storia si svolge. Questo aiuta il lettore a entrare davvero nel rione e a mescolarsi con la sua gente, con quella che Elena stessa definirà la “plebe” di Napoli.
Un romanzo di formazione bello e coinvolgente che spinge il lettore a procurarsi gli altri libri della serie (oltre a “Storia di chi fugge e di chi resta”, “Storia del nuovo cognome”). Una bella scoperta di fine anno.