mercoledì 6 giugno 2012

"Fai bei sogni", Massimo Gramellini


“Fai bei sogni” è stato un vero e proprio caso letterario degli ultimi mesi in Italia e leggendolo ho capito perché. Oltre alla scrittura sempre fresca e carica di umorismo sottile, quali ci ha abituati Massimo Gramellini negli ultimi anni dalle pagine de La Stampa, con rubriche divenute veri e propri cult come “Cuori allo Specchio” o “Buongiorno”, in questo romanzo autobiografico è soprattutto la storia a farla da padrona.
Gramellini ci apre il suo cuore raccontandoci la sua vita, dall’età di nove anni, fino ad oggi. La sua esistenza è stata drammaticamente segnata dalla morte della madre e dall’assenza di figure femminili nella sua adolescenza. A questo si è unito un rapporto conflittuale e difficile con il padre Raoul, un uomo-orso per stessa definizione di Gramellini, incapace di supplire alla carenza di affetto del figlio, con i suoi modi duri e burberi. L’impossibilità di amare, un senso di insoddisfazione e rabbia hanno caratterizzato per anni la vita del giornalista, tanto da fargli chiamare questo suo demone interiore come una delle figure che maggiormente lo terrorizzavano da bambino: Belfagor. Questo mostro vive nel cuore di un bambino che diventa adulto senza la presenza di una mamma che via via diventa angelicata, mitizzata. Crescendo Belfagor diventa più debole o più temerario a seconda delle esperienze della vita: l’amore per una ragazza lo indebolisce, una brusca rottura lo rinvigorisce, diventa una presenza devastante che impedisce di continuare gli studi in giurisprudenza, per poi diventare leggero quando la fortuna lo porta a scrivere di sport per un giornale. Fino alla resa dei conti finale in cui una busta marrone, contenente la verità su sua madre, lo obbligherà a fare i conti con le proprie ansie e le proprie paure e a rivalutare le scelte del passato.
 Un romanzo autobiografico carino e commovente sull’incapacità di confrontarsi col proprio passato e di amare senza paura.

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